La pandemia da Covid-19, come molti sapranno, ha cambiato quasi radicalmente il modo di approcciare il digitale.
Il maggiore utilizzo della tecnologia per lavorare, giocare e rimanere in contatto con il mondo ha via via avviato una fase di profonda sensibilizzazione nei confronti di questa nuova accelerazione verso il digitale.
E così come sta accadendo in molti paesi in fase di ripresa, anche in Italia è arrivato il momento di ripartire, di cambiare i propri modelli di Business adattandoli a queste nuove esigenze.
Attenzione! Adattare, NON stravolgere.
Come era facilmente prevedibile, nonostante i numerosi cambi di rotta dettati dal Governo (talvolta disorientanti), il modo di lavorare è cambiato, a tempo indeterminato.
E le Aziende Italiane come hanno risposto?

Secondo gli studi dell’Osservatorio Professionisti e Digital Innovation del Politecnico di Milano:
- 34% delle imprese italiane è già fortemente digitalizzata, sia a livello di mezzi tecnologici che a livello di formazione del personale;
- 11% delle imprese italiane ha già avviato un progetto di trasformazione digitale, affidando in outsourcing, ad aziende specializzate, tutti i processi di progettazione e realizzazione;
- 55% delle imprese italiane, un dato piuttosto preoccupante, ha ancora una vaga concezione del digitale e molte stanno pagando un prezzo altissimo anche a causa dei ritardi cumulati e degli ostacoli dovuti all’avvio di processi di digitalizzazione in piena emergenza.
Banale, ardua impresa o situazione irrimediabile?
Il passaggio al digitale, che sia per lavoro, istruzione o intrattenimento implica in primo luogo un cambio di atteggiamento culturale che il sistema imprenditoriale italiano fatica ancora a compiere.
Il segreto sta nell’informazione, nella collaborazione e nella visione di un mondo che sta, ora come non mai, spingendo in una sola direzione.
È quello che è successo durante il lockdown: obblighi ed esigenze diverse hanno visto adottare soluzioni digitali già disponibili ma mai utilizzate in modo massivo. Se la fase più acuta dell’emergenza è passata, alcune abitudini sono rimaste. E sono destinate a consolidarsi.

*Outsourcing: esternalizzare l’intera infrastruttura IT o singoli settori e compiti, affidandoli a professionisti del settore.
Quello di trasformazione digitale è un processo da molti ritenuto lungo, faticoso e costoso.
Ma l’errore risiede proprio nel considerare come mero “costo” un “investimento” che, come si è visto in molti casi, potrebbe dare nuova vita alla vostra azienda (o talvolta salvarla), migliorandone l’Operatività (Servizi in Cloud), la Produttività (IT Automation) e la Sicurezza dei lavoratori.
Se è vero che la Trasformazione Digitale può portare innumerevoli benefici è vero anche che l’azienda deve essere in grado di gestirla, ma se per gestirla si ha a disposizione uno staff ICT non sufficientemente preparato o totalmente assente, questo potrebbe non essere possibile.
Per questo motivo, aziende come Informatica95, si propongono come Partner ICT, come supporto in outsourcing*, mettendo a disposizione le proprie competenze specialistiche al fine di garantire l’implementazione dei migliori protocolli e tools a supporto dei vostri nuovi modelli di Business – Digitali.
Fattore non trascurabile, oggi affidare all’esterno funzioni e servizi consente di ridurre in azienda i rischi sanitari di qualsiasi natura e la tecnologia Cloud che caratterizza lo Smart Working e i rapporti tra azienda e fornitori ha tra gli altri vantaggi anche quello di far crescere la produttività e l’entusiasmo in azienda.